Quando percorro con la visione tutto il tragitto rimanente (o almeno una parte di esso) tra me e l’eternità dei sogni, ritrovo immancabilmente tutti quei frammenti dispersi dall’umanità, dalle differenti civiltà e culture nell’intera storia del mondo, come presentimento prima percepito e poi vissuto di un emblematico inconscio collettivo che mi incoraggia ad espandere e a chiarificare la creatività e le possibilità di comunicazione che essa promuove inevitabilmente. In particolare il lavoro teorico e sistematico unito ad una nuova rivalutazione della spiritualità nell’arte svolto da artisti come Vasilij V. Kandinskij, Paul Klee e Arnold Schönberg sono da ritenersi per me capisaldi fondamentali per qualsiasi punto di partenza di un’arte dei nostri tempi. Inoltre proprio alcune specifiche propaggini emerse dall’avanguardia musicale del secondo novecento notoriamente iniziata dai vari Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen, Luigi Nono, Giorgy Ligeti e Iannis Xenakis, come quella rappresentata ad esempio dal compositore inglese Brian Ferneyhough, hanno fornito ulteriori elementi di approfondimento e di ricerca alla contemporanea complessità dei linguaggi, nonché un importante anello di congiunzione tra la musica e le altre discipline incluse quelle scientifiche.
Questo favorisce la generazione e lo stimolo artistico in una direzione che induce ad un’interazione nuova tra l’esterno e l’interno delle opere stesse che vengono di volta in volta realizzate, rivelando chiaramente la presa di coscienza di un’energia intrinseca sprigionata dall’opera in particolare che è stata a suo tempo descritta da Gilles Deleuze e già genialmente percepita da Klee e da Kandinskij. In questo mare di influenze estetiche e teoriche la pratica quotidiana dell’artista, diviso in molteplici attività che lo vedono protagonista di una funambolica lotta tra le varie nature dei suoi sé, cerca di trovare inesorabilmente il filo invisibile che unisce una partitura ad un’opera visuale, sia essa pittura, grafica o scultura. Ancora, l’utilizzazione delle tecnologie (solo come mero mezzo chiaramente) e la ricchezza antropologica offerta da alcune culture primordiali offrono un’interessante prospettiva e connubio per il crescere e lo svilupparsi in armonico divenire delle arti con la loro complessa ed articolata organizzazione di inafferrabile fascino universale che va al di là dei “semplici linguaggi”.