Luigi Guarnieri

Biografia

Luigi Guarnieri nasce a Borgo S. Lorenzo, Firenze il 27 giugno 1954. Fin da piccolo manifesta particolari predisposizioni per il disegno e la pittura, discipline che non abbandonerà mai anche quando più tardi si dedicherà intensamente alla musica. Un giorno manipolando una vecchia radio di famiglia, scopre una stazione che trasmette musica classica e rimane letteralmente affascinato da Richard Wagner, Béla Bartók e Igor Stravinskij. In questi primi anni ebbe anche un contatto per lui determinante con uno zio paterno suonatore di clarinetto in una banda. Questo incontro influenzò la scelta di intraprendere diversi anni più tardi lo studio degli strumenti a fiato.

1965-69 I primi approcci compositivi da autodidatta avuti in questi anni, sicuramente stimolati da quegli ascolti radiofonici, si concretizzarono timidamente in diverse partiture “ibride” di cui negli anni sono rimaste poi poche tracce veramente concluse e autenticamente riconosciute ma nelle quali si rivelano senza dubbio alcune influenze di Bartók e di Stravinskij.

1970-78 Influenzato dalla musica progressive rock, iniziò a suonare l’organo elettronico, anche se idealmente la sua vera ammirazione rimase sempre rivolta verso la mitica chitarra di Jimi Hendrix. Suonò come organista in diverse formazioni locali rivelandosi attento e originale improvvisatore sulle strutture armoniche tradizionali e scrivendo anche una ventina di song sotto l’influenza di gruppi quali Genesis, Van der Graaf Generator e Gentle Giant. Contemporaneamente scopre anche la musica di Frank Zappa e di Charles Edward Ives e decide quindi di intraprendere privatamente lo studio del pianoforte con la pianista Marzia Galli Coccimiglio, fatto che sposta i suoi interessi come strumentista definitivamente verso l’area del jazz. Sempre in un ambito di contaminazione sperimentale collabora con alcune formazioni artistiche trasversali i cui componenti sono di varia nazionalità: soprattutto Blasquinte Ensemble e Alternances. Come compositore in questo periodo viene molto influenzato da Gil Evans e da Sun Ra oltre che da Anthony Braxton, Gunther Schuller e John Cage. Come pianista è sempre più attratto verso il free jazz scoprendo così l’esplosivo universo sonoro di Cecil Taylor. Sul versante compositivo sposta invece il suo interesse verso l’avanguardia musicale contemporanea (Karlheinz Stockhausen, Luigi Nono, Giorgy Ligeti, Pierre Boulez e Iannis Xenakis) e prosegue la sua formazione strumentale studiando il flauto ed il sassofono.

1974-78 Si dedica intensamente allo studio delle culture musicali extra europee. Conosce il percussionista-mimo africano K. Barnow Onysa con cui stringe un importante rapporto di amicizia e di collaborazione artistica che lo porterà a realizzare molti eventi e performance imperniate sul tema dell’improvvisazione nelle sue relazioni con il teatro le arti plastiche e la danza. Attività che vengono sperimentate no-profit nelle strade e nelle piazze collaborando con altri artisti che in quegli anni si muovevano socio-culturalmente in quella direzione: Tristan Honsinger, Radu Malfatti, Angelo Bartoletti, Marino Vismara, Katy Duck. È in questo periodo sempre su influenza di Onysa che intraprende ricerche sull’organologia primitiva africana ed estremo-orientale, costruendo molti strumenti a fiato e a percussione che verranno utilizzati nelle performance. Nel corso degli anni ’70, parallelamente all’attività musicale, riprende anche i suoi interessi verso le arti visive, rilegge gli scritti teorici di Paul Klee e di Vasilij V. Kandinskij che lo porteranno ad elaborare una sua personale interpretazione della musica. Contemporaneamente si interessa all’opera di Rudolf Steiner, in particolare con la lettura dei due testi “Das Wesen der Farben” (“L’essenza dei colori”) e “Das Wesen des Musikalischen und das Tonerlebnis im Menschen” (“L’essenza della musica e l’esperienza del suono nell’uomo”) che siglano in maniera determinante le concezioni estetiche di alcuni lavori per orchestra scritti in questo periodo.

1978-80 Al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze frequenta il corso di Elementi di Composizione per la didattica musicale tenuto da Salvatore Di Gesualdo, dove attraverso l’analisi del Die Kunst der Fuge (“L’arte della fuga”) riscopre e approfondisce il suo interesse verso la costruzione rigorosa e la complessità contrappuntistica degli edifici musicali bachiani. Questo determinerà l’utilizzazione di vari processi compositivi quali l’uso della gematria nella generazione di ritmi e altezze o diverse altre procedure numerologiche personalizzate. In questi anni s’interessa a una scrittura strumentale solistica o per piccoli gruppi da camera di tipo virtuosistico che verrà sviluppata negli anni ’80.

1979 Sotto l’influenza di Di Gesualdo, Sylvano Bussotti e Mauricio Kagel, si dedica alla ricerca di nuovi sistemi di notazione, realizzando così un centinaio di partiture grafiche.

1979-82 Frequenta il corso di percussioni di Renzo Stefani al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze e scrive un ampio ciclo per sola percussione dedicato ad Edgar Varèse.

1980 Frequenta il corso di Analisi e Composizione tenuto da Bussotti alla Scuola di Musica di Fiesole.

1980-83 Approfondisce lo studio della musica ellettro-acustica ed ambientale con Albert Mayr, realizzando diversi progetti particolari eseguiti all’interno di festival G.A.M.O.

1980-85 È iscritto al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze nella classe di Composizione di Rosario Mirigliano.

Negli stessi anni studia anche la tecnica del violino e degli strumenti ad arco con Mauro Ceccanti e Giovanni Tanzini e segue i corsi di Direzione d’Orchestra tenuti da Bruno Campanella.

1981-92 Ha insegnato teoria e ritmo all'Accademia Musicale Santa Caterina a Sesto Fiorentino, Firenze, elaborando un suo personale metodo di formazione ritmica che confluirà nel suo testo “Ritmo oltre”.

1982-86 Prosegue lo studio della composizione con Brian Ferneyhough e Franco Donatoni a Siena e a Milano, oltre a frequentare vari corsi e seminari sulla musica contemporanea tenuti da Stockhausen, Klaus Huber, Emmanuel Nunes e Boulez. Le prime opere strutturaliste di Stockhausen e quelle di Ferneyhough ispirano una serie di pezzi trascendentali dedicati ad alcuni grandi esecutori di musica contemporanea: Alain Damiens, Roberto Fabbriciani, Ciro Scarponi, Fernando Grillo, Markus Stockhausen, Massimiliano Damerini, Arditti String Quartet ed Ensemble Köln . Partecipa ad alcuni festival: Time in Music, Amsterdam, Musica d’Oggi, Metz, Groznian, World Music Days, Nuova Musica Italiana, G.A.M.O., ed infine quello di Darmstadt, suscitando l’interesse di musicologi quali Harry Halbreich e Andrzej Chłopecki.

1986 Forma l’ensemble multidisciplinare Integrales con il quale realizza diversi progetti di interazione tra musica ed altre discipline: Entdeckungen (1986), Movenza/Duale/Crescendo (1985/86), Movenza/Involuzione (1986/87), Cheope (1988), 127-136E.W./Mu (1984/89), Pergamon (1990).

1987-92 Si dedica alla ricerca sul ritmo Performer Delay System (Per. Dy S.) Multimonofonia (Mu. Mon.) e sulle nuove tecnologie interattive con la musica (Laser, Virtual Spatialization, Computer Elaborate Scoring).

1991 Collabora nel campo dell’applicazione industriale della radio frequenza con l’ingegnere e pittore Piero Bachini (H.F.System), per la costruzione di un forno prototipo per il settore tessile.

1992-99 Si interessa particolarmente alle complessità ritmiche presenti alla fine del Trecento nella musica dell’Ars Subtilior, cercando corrispondenze e relazioni tra questa notazione antica e quella moderna del tipo strutturalista. Si iscrive all’università, conseguendo a Cremona la laurea in Paleografia Musicale con una tesi dal titolo “Studio sulle strutture ritmiche nella musica di Brian Ferneyhough”, relatore Gianmario Borio. Sempre negli anni ’90 approfondisce i sistemi di notazione musicale con il computer, già ampiamente utilizzati nella tesi su Ferneyhough, e realizza una nuova serie di composizioni per grande orchestra con il programma Finale (By Only Eye, Sogvic, Myrtos Daleth)

1999 Sospende i suoi contatti con il mondo accademico e il circuito ufficiale dei concerti dedicandosi nuovamente all'improvvisazione e all'autoproduzione di musica digitale. Presenta un’opera da camera interdisciplinare O corte onde della terra vicina, che, come sostenuto dal musicologo Guido Molinari che ne ha curato il programma di sala, oltre che un implicito omaggio a Nono, è un chiaro presagio per la scena musicale negli anni a venire del nuovo millennio.

2000 Dopo che nel 1996 era stato prodotto dietro diretto patrocinio di Molinari il CD “Cronometrie”, si intensifica l’uso del computer nella produzione diretta di nuove opere e viene realizzato “Terra Humana”, CD interamente elettronico-digitale.

2001 Il nuovo incontro dopo tanti anni con alcuni amici storici degli anni ’70 riapre una serie particolare di interessi come le installazioni per ambienti e le performance in luoghi inusuali in cui si integrano pre-organizzazioni notazionali e aleatorie con interplay di pura improvvisazione interstilistica. Riprende anche la frequentazione di artisti visuali, performer, interpreti teatrali attivi al di fuori degli schemi e degli spazi artistici tradizionali. Da alcune collaborazioni iniziali tra questi amici si costituisce un gruppo di lavoro e di ricerca formato da una decina di artisti di varie discipline con il quale realizza due eventi-rassegna in spazi dedicati ed originali. Il primo, Itinerari del sasso scritto I (azioni musicali /installazioni d’ambiente), in località Gavignano nei pressi di una grande casa colonica “aperta”, già teatro negli anni di vari eventi culturali autogestiti. Il secondo, Stazioni di confine (mostra /installazioni/performance), nelle originali cantine di Casa Cares a Reggello. Per questo evento realizza la prima serie delle Strutture Sonore in bambù e le lastre incise in metallo. Scrive L’Esprit de la Vision per flauto solo su commissione della pittrice Elide Cabassi, per la sua mostra di München, eseguito in prima assoluta da Serena Correggia.

2002 La ripresa di contatti con musicisti degli anni ’70 riapre anche la collaborazione con Marcello Bizzarri, valente polistrumentista a fiato, che ha ideato nell’occasione una grande trilogia installativa-psicoacustica, Resonance, tesa a valorizzare alcuni particolari luoghi del territorio di Spoleto. L’organizzazione interna di ogni singola parte di questo ciclo, progettata come una struttura musicale aperta e modulare, prevede anche alcune parti volutamente espanse temporalmente, 8 ore per Resonance I e 12 ore per Praeludium, prima parte di quattro di Resonance II. Il 30 agosto con una formazione di cinque musicisti tutti polistrumentisti Resonance I è stato realizzato in prima assoluta a Spoleto nel Chiostro di S. Niccolò in uno scenario che ha visto riempirsi l’abside di oltre un centinaio di strumenti tra quelli tradizionali e quelli autocostruiti. La prova di Resonance consolida e riapre così nuovamente la parentesi strumentale mai completamente assopita, sia quella relativa agli strumenti a fiato autocostruiti, che quella improvvisativa pianistica, infatti Resonance I prevede, dopo un silenzio assoluto di quasi 15 anni dalle scene musicali estemporanee, nella seconda sezione notturna, ben quasi un’ora dedicata al piano solo.

2003 Ha fondato, consolidando il gruppo artistico già formatosi nel 2001 e aggiungendovi l’apporto fondamentale di Bizzarri, Officine C.R.O.M.A. (Centro Ricerche Olistiche Musica Arte) realizzando un’intensa attività di performance, concerti e installazioni sul territorio con l’intento di sensibilizzare la popolazione alla sperimentazione artistica delle varie discipline indipendentemente dalle loro influenze culturali e dalla loro età anagrafica. La presentazione ufficiale è avvenuta in novembre negli spazi di BZF (dell’editore Vallecchi) con un allestimento/installazione e diverse performance. Continua il lavoro con il computer, sia con Finale, estremizzando verso i limiti delle possibilità le complessità ritmiche (nested tuplets), che con l’utilizzazione musicale di procedimenti matematici e scientifici, attraverso l’utilizzo delle teorie sui frattali, delle reti neurali e degli algoritmi di derivazione gematrica. Prepara una nuova produzione discografica digitale con orchestre virtuali di suoni campionati. A Spoleto viene realizzata la prima parte di Resonance II (Praeludium nihil jucundius) durata 12 ore nel bosco sacro di Monteluco.

2004 Intensificazione del lavoro con musicisti provenienti da street band e da aree musicali diverse (jazz, blues, classica, etnica), hanno fatto maturare ulteriormente forme interstilistiche che hanno portato alla realizzazione del Concerto Partecipato in dicembre, in cui si concretizza definitivamente il concetto estetico di “musica estesa”. Nella musica estesa vengono completamente scardinati i confini tra musica colta e altre forme di contaminazione e dove allo stesso modo si integrano in una logica interna, modulare, elementi rigorosamente notati in partitura, notazioni aperte e parti totalmente estemporanee, richiamate da una organizzazione gestuale (composizione direttiva) affiancabile a quella attuata a suo tempo da Lawrence Douglas “Butch” Morris. Fondata in questa occasione l’Officine C.R.O.M.A. Open Interactive Orchestra (O.Cr.Op.I.O.) che coordina e dirige e con la quale svolge un ‘ intensa attività di diffusione musicale sul territorio. L’orchestra, onde prestarsi alle più varie possibilità di integrazione con altre discipline, è una formazione variabile da dieci a quaranta elementi che accoglie al suo interno solisti di varia estrazione stilistica e musicisti sia professionali che non delle più varie tendenze musicali. Organismo importante per la sua collocazione socio-culturale, completamente no-profit ha prodotto molti eventi originali in ambito locale, affermandosi proprio come laboratorio musicale aperto alla sperimentazione. O.Cr.Op.I.O., ideologicamente aderente ad una politica artistica copy-left, ha realizzato prime esecuzioni assolute pensate appositamente per questo organico e liberamente condivise dai singoli partecipanti ad ogni evento.

2005 Viene realizzata la seconda edizione di Resonance I nel Castel S. Pietro (Piacenza) e la prima assoluta di Sinfonia del Vento (II movimento di Resonance II) a Spoleto sempre utilizzando l’organico di O.Cr.Op.I.O. Prima esecuzione assoluta in Francia di Shoarma I, per il cristal trio di Catherine Brisset. Riprende ufficialmente l’attività improvvisativa pianistica con l’orchestra free creative E-Neem.

2006-09 Intensificazione della programmazione Officine C.R.O.M.A., sul territorio, con cicli di progetti dedicati alle realtà artistiche e musicali indipendenti. Musika Syntaxis I e Musika Syntaxis II, Eretikart I, Eretikart II e Ars Mediana cui partecipa in veste di pianista e direttore. Compone espressamente per O.Cr.Op.I.O. due rescriptum derivandoli da opere precedenti. Prima assoluta nel 2009 di Jdl Se Sonet, sulla struttura poetica di un sonetto di Jacopo da Lentini, commissionata da Bizzarri per la città di Spoleto, con la partecipazione di Lino Capolicchio.

2010 Progetta per Officine C.R.O.M.A. Tono Lieve, sette notturnali come micro eventi teatral- musicali ai margini della percepibilità sonora, realizzati tra luglio e settembre nel parco dell’Anconella a Firenze in collaborazione con Cambia Musica Firenze. Per l’occasione sono state utilizzate varie formazioni nell’ambito di O.Cr.Op.I.O., dal solo alla piccola orchestra con l’aggiunta del suonatore di saz Nazar. Continua il lavoro di studio ed interpretazione di alcune tecniche musicali antiche (talee, hoquetus, canoni proporzionali) combinate con la gematria e il serialismo, nella rilettura e revisione di suoi lavori giovanili già intrapresa nel corso degli anni duemila. Questi lavori ora variati o rescriptum sono stati alla base anche delle parti concertanti e dei soli iniziata nel 2004 con Concerto Partecipato.

Il suo catalogo è molto ampio e comprende musica da camera, corale, sinfonica, live electronics e teatro musicale. La sua musica è stata eseguita in Europa, Stati Uniti, Brasile, Canada e Giappone, ed è stata trasmessa dalla radio italiana, belga e canadese. Ha collaborato con la RAI per la realizzazione di programmi sulla musica contemporanea e per le edizioni Van de Velde (Parigi) per pubblicazioni a carattere didattico-musicale.